Il dibattito ambientale che scuote Cortina
Quando immaginiamo le Olimpiadi invernali, pensiamo alle discese innevate, alle competizioni emozionanti e alla celebrazione dello sport in armonia con la natura invernale. Tuttavia, la preparazione di eventi così grandi nasconde spesso sfide e controversie, specialmente quando si parla dell’impatto ambientale che essi comportano. Un caso emblematico è quello della preparazione di Cortina per le Olimpiadi invernali del 2026, che sta sollevando non poche perplessità.
La ristrutturazione controversa di Cortina
Recenti riprese aeree effettuate da un drone hanno illuminato l’entità dei lavori in corso nel bosco di Ronco, dove si sta lavorando per realizzare una nuova pista da bob. Queste immagini, divenute rapidamente virali grazie alla diffusione da parte del Comitato Civico Cortina, un’organizzazione culturale indipendente focalizzata sulla partecipazione popolare, mostrano una realtà ben diversa da quella che molti si aspettavano. Il video descritto dal comitato come un “videoclip agghiacciante” svela infatti un intenso movimento di ruspe, betoniere, e camion all’interno di un’area che dovrebbe essere protetta, suscitando un’ondata di indignazione e preoccupazione.
“Un via vai incessante di mezzi pesanti in un’area che è stata chiaramente interdetta al traffico veicolare. Se qualcuno prova a passeggiare nei paraggi, diventa subito oggetto di controllo e verifica dei documenti da parte delle autorità”. Così viene descritta la situazione sul campo, evidenziando non solo la trasformazione fisica del paesaggio ma anche la restrizione più ampia alla libertà personale che questa opera implica.
Le voci di protesta e l’eco della sostenibilità
Il video pubblicato dal comitato civico è una potente testimonianza visiva che ha portato a galla le preoccupazioni di molti. La demolizione dei larici secolari e l’evidente impatto su biodiversità e ambiente hanno accelerato le critiche verso il progetto, ritenuto da molti lontano dagli ideali di sostenibilità spesso promossi dagli organizzatori di eventi sportivi internazionali.
Un aspetto che non è sfuggito alle organizzazioni ambientaliste come Greenpeace Italia, che ha lanciato un appello alle istituzioni italiane e all’Unione Europea affinché si rispettino gli impegni presi in termine di deforestazione e protezione della biodiversità. Inoltre, non si può tralasciare l’economia di tali operazioni: oltre ai 118 milioni di euro necessari per la costruzione della pista, quasi interamente finanziati dallo Stato, vi sono costi aggiuntivi e emissioni di gas serra legate alla refrigerazione della pista, che data la sua esposizione a sud rappresenta un ulteriore pugno nello stomaco per chi sperava in un’olimpiade davvero “verde”.
Riflessioni sul futuro degli eventi sportivi
Questo scenario a Cortina apre una finestra su un dibattito più ampio riguardante l’organizzazione di eventi sportivi sostenibili. Se da un lato le Olimpiadi rappresentano un momento di grande visibilità e potenziale crescita per la località ospitante, dall’altro sollevano interrogativi cruciali su come adattare questo modello a un mondo che richiede azioni concrete per la tutela dell’ambiente.
Il dilemma non si risolve facilmente, ma episodi come quello di Cortina servono da campanello di allarme e punto di riflessione. La trasparenza, il coinvolgimento della comunità locale e la fedeltà agli impegni di sostenibilità ambientale dovrebbero essere aspetti imprescindibili nella preparazione di eventi futuri. In ultima analisi, la speranza è che occasioni di festa e sport come le Olimpiadi possano diventare esempi di come l’umanità può progredire, rispettando al tempo stesso la casa comune che tutti condividiamo.