Il rapporto UNEP sui contenziosi climatici: un’analisi dei processi legali legati al cambiamento climatico
Il numero di processi legali legati al cambiamento climatico è in costante aumento in tutto il mondo. Secondo il rapporto Global Climate Litigation Report. 2023 Status Review pubblicato dall’Agenzia ONU per la protezione ambientale (UNEP), negli ultimi 5 anni i processi per il cambiamento climatico sono raddoppiati, passando da 884 nel 2017 a 2.180 l’anno scorso. Questo trend indica una crescente consapevolezza e impegno da parte dei cittadini e delle organizzazioni non governative nel combattere il climate change.
Una delle principali tendenze emerse da questo studio è la diminuzione dei processi avviati negli Stati Uniti e l’aumento dei casi nei paesi in via di sviluppo e nei piccoli stati insulari, che sono particolarmente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. Questo dato evidenzia la necessità di una maggiore attenzione e sostegno alle comunità più colpite da questo fenomeno.
I processi per il cambiamento climatico si concentrano su diverse strategie legali, che vanno dalla richiesta di rispetto delle leggi sul clima già in vigore, all’integrazione delle considerazioni sul climate change nelle politiche energetiche, ambientali e sulla gestione delle risorse naturali. Alcuni casi riguardano anche lo sfruttamento di nuove risorse fossili, mentre altri denunciano leggi e strategie di lungo periodo come insufficienti per contrastare efficacemente il riscaldamento globale.
Due strade sempre più percorse riguardano i diritti umani e le compensazioni per i danni subiti a causa del climate change. Da un lato, si chiede alla giustizia di definire chiaramente i diritti umani e come essi vengono influenzati dal cambiamento climatico. Dall’altro lato, si richiedono compensazioni per i danni subiti a causa dei cambiamenti climatici.
Alcuni processi per il cambiamento climatico hanno già ottenuto importanti vittorie, che hanno segnato la storia della giustizia climatica. Ad esempio, il Comitato Onu per i diritti umani ha stabilito che l’Australia ha violato i suoi obblighi internazionali di diritti umani per la scarsa azione per il clima. Inoltre, la Corte suprema del Brasile ha riconosciuto che l’Accordo di Parigi è un trattato sui diritti umani con valore sovranazionale. Un tribunale olandese ha anche obbligato Shell a ridurre le sue emissioni del 45% entro il 2030.
Inger Andersen, direttore esecutivo dell’UNEP, ha sottolineato che le politiche climatiche sono ancora molto indietro rispetto a quanto necessario per mantenere le temperature globali al di sotto della soglia di 1,5°C. Pertanto, sempre più persone si rivolgono ai tribunali per combattere la crisi climatica, ritenendo i governi e il settore privato responsabili e facendo del contenzioso un meccanismo chiave per garantire l’azione per il clima e promuovere la giustizia climatica.
In conclusione, il rapporto UNEP sui contenziosi climatici evidenzia l’aumento dei processi legali legati al cambiamento climatico in tutto il mondo. Questi processi si concentrano su diverse strategie legali e puntano a promuovere l’azione per il clima e la giustizia climatica. Le vittorie ottenute in alcuni casi hanno segnato importanti precedenti nella storia della giustizia climatica. Tuttavia, è ancora necessario un maggiore impegno da parte dei governi e del settore privato per affrontare efficacemente la crisi climatica e garantire un futuro sostenibile per il pianeta.