L’associazione Remake lancia una sfida per sensibilizzare i consumatori sull’impatto ambientale e sociale della fast fashion: evitare per 90 giorni di acquistare abbigliamento presso i grandi marchi della moda a basso costo.
La #NoNewClothes challange: un impegno per l’ambiente e la società
L’iniziativa promossa dall’organizzazione no profit Remake invita i consumatori a riflettere sulle proprie abitudini di acquisto e a considerare l’impatto ecologico e sociale dello shopping. La #NoNewClothes challange riparte il 1° giugno 2023 e si propone di far evitare, per 90 giorni, l’acquisto di nuovi capi di abbigliamento.
Fast fashion: un modello insostenibile
La campagna #NoNewClothes punta a far riflettere sui rischi della fast fashion, ovvero la moda “veloce” o “usa e getta”, che propone vestiti a basso prezzo ma con alti costi sociali e ambientali. L’obiettivo è possedere pochi vestiti ma di qualità, prodotti nel rispetto della dignità dei lavoratori e della salute dell’ambiente.
Ridurre l’impronta di carbonio e sostenere i lavoratori
Partecipando alla sfida e scegliendo di non comprare “vestiti nuovi” per almeno tre mesi, si contribuisce a ridurre la propria impronta di carbonio, a costruire abitudini sane, a limitare i rifiuti da smaltire in discarica e a sostenere aziende che garantiscano ai loro lavoratori salari adeguati e condizioni di lavoro sicure.
Alternativa sostenibile: il consumo consapevole
L’industria della moda contribuisce in maniera significativa all’aggravarsi della crisi climatica e all’inquinamento, danneggiando soprattutto i Paesi a basso reddito, dove l’abbigliamento low cost viene prodotto e poi spesso smaltito.
Fast fashion: un ciclo di spreco
I capi frutto della moda fast fashion sono spesso prodotti in quantità massive e progettati per essere di tendenza, ma per resistere solo pochi lavaggi, alimentando il bisogno di acquistarne di nuovi e generando un ciclo di spreco.
Scoprire nuove vie d’acquisto sostenibili
La #NoNewClothes challange può rappresentare un’occasione per imparare a diventare consumatori consapevoli e sperimentare vie d’acquisto più sostenibili, come i charity shop o i negozi second hand, che offrono abbigliamento di qualità a prezzi accessibili e nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori.