La controversia sulla pista di sci transfrontaliera di Zermatt-Cervinia
Il ghiacciaio del Teodulo, situato tra Zermatt e Cervinia, è al centro di un acceso dibattito. La sua distruzione è il prezzo da pagare per la creazione di una pista di sci di oltre 500 km a 3800 metri di altezza, destinata alla Coppa del Mondo di sci. Tuttavia, le critiche non tardano ad arrivare, anche da parte degli stessi atleti.
La costruzione della pista e le polemiche
Il cantiere sul ghiacciaio del Teodulo
Le ruspe sono al lavoro sul ghiacciaio del Teodulo, nelle Alpi svizzere, per preparare la pista per la “Matterhorn Cervino Speed Opening”. Questa competizione, prevista per l’11 novembre, è la prima di discesa libera transfrontaliera, resa possibile grazie al nuovo impianto di funivia costruito durante l’estate. Il costo della traversata sarà di 240 euro e il comprensorio sciistico di Zermatt-Cervinia diventerà il secondo più grande al mondo, con 540 km di piste.
Le critiche alla costruzione
La costruzione della pista ha suscitato molte critiche. Il blogger e scrittore Luca Rota si è chiesto se sia giusto privilegiare il marketing e gli aspetti economici a scapito della salvaguardia del territorio e dell’ambiente. Anche i quotidiani locali hanno espresso la loro disapprovazione, definendo i lavori un’aberrazione ecologica e mettendo in dubbio il buon senso degli organizzatori.
Le reazioni delle associazioni ambientaliste e degli atleti
Le azioni delle associazioni ambientaliste
Le associazioni ambientaliste Pro Natura e Mountain Wilderness Svizzera hanno deciso di rivolgersi all’associazione Avvocati per il clima, per presentare una richiesta urgente per l’immediata interruzione dei lavori. La Commissione edilizia vallesana ha dichiarato che, in caso di ampliamenti della pista non previsti, si aprirà una procedura di verifica e, eventualmente, sanzionatoria.
Le critiche degli atleti
Anche gli atleti hanno espresso le loro perplessità. L’anno scorso, il campione francese Johan Clarey aveva affermato che la competizione non aveva senso, soprattutto dal punto di vista ecologico. Quest’anno, l’altro campione francese Alexis Pinturault ha dichiarato che gareggiare a inizio novembre in Europa non ha alcuna ragione. Inoltre, correre a 3800 metri non è alla portata di tutti.
Gli organizzatori, invece, sostengono che il tracciato sia utilizzato al 95% da chi pratica lo sci durante la stagione invernale, che non sia stato necessario abbattere alberi e che non siano state installate protezioni fisse. L’innevamento artificiale sarebbe ridotto al minimo, dato che il tracciato si trova in gran parte sul ghiacciaio. Tuttavia, la questione rimane: è davvero necessario scavare nel ghiacciaio? Fino a che punto si può spingere il marketing e la voglia di guadagno quando in gioco ci sono risorse ambientali già in condizioni precarie? Gli sviluppi futuri ci diranno la risposta.