Il consumismo sostenibile: una nuova tendenza o una trappola?
L’acquisto di articoli usati o vintage può rappresentare un’opzione più ecologica rispetto all’acquisto di nuovi prodotti. Tuttavia, se questa pratica è guidata da un desiderio incontrollato di acquistare, potrebbe nascondere una forma di consumismo travestita da sostenibilità. Questo fenomeno, noto come ”consumismo verde”, potrebbe in realtà rappresentare un ostacolo al cambiamento reale delle nostre abitudini di consumo.
Il consumismo verde: un ossimoro?
Il concetto di consumismo sostenibile può sembrare un ossimoro, ma l’idea di continuare a consumare con una maggiore attenzione all’ambiente sta guadagnando sempre più terreno. Questo fenomeno, noto come “consumismo verde”, sta crescendo rapidamente e sta attirando l’attenzione di un numero crescente di consumatori. Questo è evidente dalle numerose iniziative che sono state lanciate negli ultimi anni, anche in Italia, e dal grande successo che stanno riscuotendo.
Il consumismo sostenibile e l’Agenda 2030
La creazione di un modello di produzione e consumo sostenibile è uno dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma d’azione delle Nazioni Unite da realizzare entro il 2030.
Il consumismo sostenibile in pratica
Il consumismo sostenibile spesso si traduce nell’acquisto di prodotti usati o vintage a prezzi ridotti. Questi possono includere libri, articoli per la casa, elettrodomestici e abbigliamento. Mentre i sostenitori di questa pratica spesso ne enfatizzano l’aspetto etico, i prezzi bassi giocano sicuramente un ruolo importante nell’attrarre i consumatori.
Il caso di “All you can wear”
Un recente evento che ha avuto luogo a Milano, chiamato “All you can wear”, ha dimostrato il successo di questa tendenza. L’evento, organizzato dalla cooperativa di lavoro “Di Mano in Mano”, ha attirato centinaia, se non migliaia, di giovani. A causa del grande successo, gli organizzatori hanno deciso di estendere l’evento anche al giorno successivo.
Il funzionamento di “All you can wear”
Dopo una prima edizione nel 2019 dedicata ai libri, “Di Mano in Mano” ha replicato il format “All you can”, questa volta focalizzato sull’abbigliamento. Ogni partecipante poteva prendere tutti gli indumenti - per lo più vintage e usati - che riusciva a far entrare in una borsa fornita dal negozio, pagando un prezzo fisso di 18 euro.
Il successo di “All you can wear”
La prima edizione di “All you can wear” ha attirato molti giovani, in parte grazie agli influencer che hanno condiviso la loro esperienza sui social media. Il successo è stato tale che gli organizzatori sono stati costretti a chiudere la fila e a prolungare l’evento fino al giorno successivo.
Il rischio del consumismo verde
Non c’è dubbio che dare una nuova vita a indumenti e oggetti usati sia una scelta più sostenibile rispetto all’acquisto di nuovi prodotti. Tuttavia, è importante capire le motivazioni che spingono le persone a partecipare a questi eventi. Se l’obiettivo è semplicemente quello di accumulare il maggior numero possibile di articoli, si rischia di cadere nella trappola del consumismo. Per evitare questo, è necessario sviluppare nuove abitudini di acquisto, come la riparazione di indumenti danneggiati, la donazione di articoli non più necessari e l’acquisto solo quando è veramente necessario.