Un’importante vittoria nella lotta contro l’inquinamento marino: oltre 11 tonnellate di rifiuti plastici rimossi dal Great Pacific Garbage Patch
Il Great Pacific Garbage Patch: un’isola di plastica nel cuore dell’Oceano Pacifico
La dimensione del problema
Nel vasto Oceano Pacifico, tra le coste della California e l’arcipelago delle Hawaii, si trova un triste monumento all’inquinamento umano: il Great Pacific Garbage Patch. Questa enorme distesa di rifiuti plastici, che copre una superficie di circa 1,6 milioni di chilometri quadrati (equivalente a tre volte la Francia), pesa un incredibile 80.000 tonnellate.
La risposta degli ambientalisti
Tuttavia, grazie all’incessante lavoro dell’organizzazione ambientalista The Ocean Cleanup, questa minaccia ambientale sta iniziando a ridursi. All’inizio di agosto, l’organizzazione no-profit, fondata nel 2013 dal giovane imprenditore olandese Boyan Slat, ha condotto una spedizione di pulizia senza precedenti, rimuovendo un record di 11.353 chili di plastica dal Great Pacific Garbage Patch.
La tecnologia al servizio dell’ambiente: il sistema di pulizia di The Ocean Cleanup
Il sistema Jenny
Per realizzare questa impresa, è stata utilizzata la macchina System 002, soprannominata Jenny. Negli ultimi anni, Jenny è riuscita a estrarre 282.787 chili di plastica dal Great Pacific Garbage Patch, contribuendo a ripulire un’area dell’oceano di 8.352 chilometri quadrati. Dopo un anno di servizio, il sistema è stato ritirato per fare spazio a una tecnologia più avanzata ed efficiente.
Il nuovo sistema e le ricerche in corso
Il nuovo sistema, System 03, include una serie di miglioramenti, tra cui un portello di sicurezza per gli animali marini, telecamere subacquee aggiuntive e l’uso dell’intelligenza artificiale per supportare gli osservatori ambientali a bordo. “Continuiamo a condurre ricerche per comprendere meglio l’ecosistema del Great Pacific Garbage Patch e la sua vulnerabilità agli impatti umani. Più conosciamo quest’area, meglio possiamo progettare i nostri sistemi per massimizzare il nostro impatto su questo ambiente”, spiega Matthias Egger, responsabile degli affari ambientali e sociali di The Ocean Cleanup.
Il Great Pacific Garbage Patch, noto anche come Pacific trash vortex, è composto principalmente da reti, boe, contenitori e altri attrezzi da pesca. La maggior parte di questi oggetti proviene da quattro Paesi: Giappone, Cina, Corea del Sud e Stati Uniti, come rivelato da un monitoraggio condotto da The Ocean Cleanup in collaborazione con i ricercatori dell’Università di Wageningen, nei Paesi Bassi.
Questo accumulo di rifiuti plastici sta avendo un impatto devastante sulla fauna marina, tra cui tartarughe, pesci e altre creature marine, che spesso ingeriscono gli oggetti o rimangono intrappolati in essi.
Lanciato nel 2013, il progetto di The Ocean Cleanup è stato inizialmente considerato visionario e utopistico. Tuttavia, con il passare del tempo, l’organizzazione ambientalista ha dimostrato di poter fare la differenza. Gli attivisti si sono posti un obiettivo ambizioso: eliminare almeno il 90% dell’inquinamento da plastica galleggiante negli oceani del mondo entro il 2040. Riusciranno a raggiungere questo traguardo? Solo il tempo potrà dirlo.