L’hub del gas e il Piano Mattei della Meloni si trovano di fronte a una serie di sfide, tra cui il golpe in Niger e la ripartenza dell’Asia. Secondo quanto riportato, i prezzi bassi stanno spingendo i trader a rifornire i mercati asiatici più redditizi.
Mentre i prezzi dei carburanti continuano ad aumentare, le accise che avrebbero dovuto essere eliminate sono diventate “indispensabili”. Inoltre, l’hub del gas di Giorgia Meloni deve fare i conti con il sostegno dell’Algeria e della Libia al golpe in Niger, che avrebbero dovuto sostituire la Russia di Vladimir Putin.
Secondo Bloomberg, un altro pilastro della politica energetica del governo italiano sta vacillando: le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) da parte dell’Unione europea sono diminuite al livello più basso degli ultimi due anni. Questo calo è evidente dai dati di tracciamento delle navi gasiere, che mostrano una diminuzione del 7% delle consegne di GNL a luglio rispetto all’anno precedente, con un totale di 8,6 milioni di tonnellate, il livello più basso da novembre 2021.
Questo calo è dovuto principalmente al crollo dei prezzi di riferimento della regione, che sono diminuiti dell’80% durante il periodo preso in considerazione. Di conseguenza, i trader stanno reindirizzando l’offerta verso l’Asia, dove i prezzi sono più alti, o stanno aspettando che i prezzi aumentino di nuovo.
Ad esempio, i futures all’hub TTF di Amsterdam, il punto di riferimento per il commercio di gas in Europa, erano di circa 28 euro (31 dollari) per megawattora (MWh) il 2 agosto, in netto calo rispetto ai circa 200 euro (220 dollari) per MWh dell’anno precedente. Al contrario, l’Asia ha registrato un aumento dei prezzi spot del GNL, con un prezzo medio di quasi 11 dollari per milione di unità termiche britanniche (35,1 euro o 38,5 dollari per MWh) per la consegna di settembre nel nord-est asiatico.
Questo aumento dei prezzi è stato attribuito alle ondate di caldo in Giappone, Corea del Sud e alcune parti della Cina. L’Unione europea si era rivolta al GNL per compensare la chiusura dei gasdotti russi, aumentando le importazioni di GNL di oltre il 60% e implementando nuovi rigassificatori. Inoltre, il “Piano Mattei” della Meloni/Eni ha posto il gas al centro dei rapporti con la sponda sud del Mediterraneo e il Sahel.
Tuttavia, gli Stati Uniti sono attualmente il principale fornitore di GNL dell’Unione europea, seguiti dal Qatar e ancora dalla Russia. Secondo i dati di Gas Infrastructure Europe, i Paesi dell’UE hanno scorte di gas superiori alla media degli anni precedenti, con i siti di stoccaggio pieni per oltre l’85% alla fine di luglio. Questo eccesso di gas si verifica mentre in Paesi come l’Italia le politiche pro-rinnovabili stentano a decollare.
Bloomberg avverte che potrebbe essere necessario aumentare i prezzi per attirare le spedizioni di gas lontano dall’Asia. Questa situazione si verifica mentre l’Unione europea si prepara ad affrontare un inverno durante il quale la guerra in Ucraina, nella quale è sempre più coinvolta, continuerà.
In conclusione, l’hub del gas e il Piano Mattei della Meloni devono affrontare una serie di sfide, tra cui il golpe in Niger e la ripartenza dell’Asia. I prezzi bassi stanno spingendo i trader a rifornire i mercati asiatici più redditizi, mentre le importazioni di GNL da parte dell’Unione europea sono diminuite al livello più basso degli ultimi due anni. L’Asia ha registrato un aumento dei prezzi del GNL, mentre l’Unione europea si prepara a un inverno difficile. Sarà necessario trovare soluzioni per affrontare queste sfide e garantire un approvvigionamento energetico stabile.