Come scoraggiare il consumo di cibo spazzatura: l’importanza di una tassazione
Il consumo di cibo spazzatura rappresenta una percentuale significativa delle calorie consumate negli Stati Uniti, con un impatto negativo sulla salute delle persone. Ma cosa si intende esattamente per cibo spazzatura? Si tratta di alimenti con un basso valore nutrizionale, ma ricchi di grassi, zuccheri o sale. Solitamente si tratta di snack, merendine e salse, sia dolci che salati. Questi alimenti sono altamente processati e non contribuiscono certo a una dieta equilibrata.
I nutrizionisti da tempo hanno riconosciuto che una dieta poco salutare è spesso il risultato del consumo eccessivo e abituale di cibo spazzatura. Questa tesi è stata confermata anche da uno studio condotto dalla New York University School of Global Public Health e dalla Friedman School of Nutrition Science and Policy della Tufts University, pubblicato sulla rivista scientifica “Milbank Quarterly”.
Nonostante l’evidenza del danno causato dal cibo spazzatura alla salute pubblica, non è ancora stata individuata una linea d’azione organica e uniforme a livello politico. Tuttavia, alcuni hanno proposto di tassare il cibo spazzatura come misura per scoraggiarne il consumo. L’idea è che un prezzo più alto possa dissuadere le persone dall’acquistare questi prodotti, e le entrate generate dalla tassazione potrebbero essere utilizzate per sviluppare programmi volti a migliorare l’alimentazione delle fasce più bisognose della popolazione.
La tassazione del cibo spazzatura è già una pratica adottata in diversi paesi, ma non negli Stati Uniti. Ad esempio, l’Ungheria ha introdotto questa politica con successo, portando a una diminuzione del consumo di cibo spazzatura e a una maggiore consapevolezza sulla qualità del cibo. Inoltre, ha spinto i produttori a riformulare i loro prodotti, riducendo i livelli di grassi, zuccheri e sale.
Negli Stati Uniti, invece, non esiste un approccio comune alla tassazione del cibo spazzatura. Il governo federale, gli stati e le autorità locali seguono regole diverse nella valutazione di questi alimenti. Questa mancanza di coerenza rende difficile prendere decisioni condivise, come dimostra l’analisi condotta dai ricercatori.
Anche i criteri utilizzati per definire il cibo spazzatura variano notevolmente. Si considerano fattori come la categoria di prodotto (ad esempio caramelle o patatine), il grado di trasformazione (ad esempio l’aggiunta di conservanti), il luogo di preparazione o vendita (ad esempio fatto in casa, mercato degli agricoltori, distributore automatico), i nutrienti (ad esempio livelli di sale, grassi saturi, zucchero o calorie) e le dimensioni delle porzioni.
Un aspetto importante da considerare è la responsabilità delle aziende produttrici di cibo spazzatura. Le politiche attuali distinguono tra alimenti di base e non. Ad esempio, il pane è generalmente escluso dal gruppo degli alimenti processati o snack, in quanto è considerato un alimento di base. Al contrario, dolci e patatine sono considerati alimenti non di base.
Tuttavia, non esiste una legge che stabilisca in modo chiaro quali alimenti debbano essere tassati. I ricercatori suggeriscono una soluzione diversa: invece di tassare direttamente i prodotti, si potrebbe tassare le aziende che producono cibo spazzatura. Questo stimolerebbe le aziende a riformulare i loro prodotti in modo più salutare, riducendo così l’impatto negativo sulla salute pubblica.
In conclusione, la tassazione del cibo spazzatura potrebbe essere una strategia efficace per scoraggiarne il consumo e migliorare la salute delle persone. Tuttavia, è necessario un approccio coerente e uniforme a livello politico, insieme a una definizione chiara dei prodotti da tassare. Inoltre, coinvolgere le aziende produttrici potrebbe essere un modo per promuovere un cambiamento positivo nell’industria alimentare.