I pesci che abitano nelle vicinanze della centrale nucleare di Fukushima in Giappone sono ancora altamente radioattivi. Un esemplare di scorfano nero catturato lo scorso maggio ha mostrato livelli di Cesio-137 che superano di ben 180 volte gli standard considerati sicuri.
La Tokyo Electric Power Company (TEPCO), responsabile della gestione dell’impianto nucleare di Fukushima, inizierà il prossimo mese a scaricare l’acqua trattata della centrale nell’Oceano Pacifico. Questa decisione ha suscitato molte proteste da parte di associazioni ambientaliste e gruppi di pescatori, preoccupati per le conseguenze sulle loro attività. Tuttavia, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), gli scarichi avranno un impatto trascurabile sulla salute delle persone e dell’ambiente.
Tuttavia, una recente notizia riguardante un pesce trovato nelle acque vicine all’impianto ha riacceso le preoccupazioni. Questo pesce, uno scorfano nero, è stato catturato a maggio e i suoi livelli di radioattività sono estremamente elevati.
Secondo un rapporto preliminare diffuso dalla TEPCO, lo scorfano nero catturato nell’area portuale aveva livelli di Cesio-137 pari a 18.000 becquerel per chilo, superando di 180 volte i limiti stabiliti dalle autorità giapponesi. Nei fondali marini vicino ai frangiflutti, la concentrazione di cesio potrebbe addirittura raggiungere i 100.000 becquerel per chilo, sempre secondo la società.
Un funzionario della TEPCO ha dichiarato al Guardian che dal 2012 l’azienda ha regolarmente rimosso i pesci dal porto della centrale nucleare di Fukushima Daiichi utilizzando reti da pesca per evitare che i pesci scappino. Durante il periodo tra maggio 2022 e maggio 2023, sono stati trovati complessivamente 44 pesci con livelli di cesio superiori a 100 becquerel per chilo nel porto dell’impianto di Fukushima. Tra questi esemplari c’erano un’anguilla con un livello di cesio-137 pari a 1.700 becquerel per chilo e una trota con una contaminazione di 1.200 becquerel per chilo.
Il monitoraggio regolare dei pesci dell’area era stato interrotto nel gennaio 2016 dopo l’installazione delle reti. Tuttavia, quando è stato catturato uno scorfano nero con concentrazioni radioattive superiori agli standard, al largo della costa di Soma (circa 50 km a nord dell’impianto) nel gennaio 2022, la TEPCO ha ripreso a campionare l’area e ha installato ulteriori reti per evitare che i pesci lascino il porto.
La decisione del Giappone di rilasciare le acque della centrale nucleare nell’oceano ha sollevato molte preoccupazioni sul possibile impatto sulla radioattività dei pesci. Tuttavia, le autorità e gli esperti continuano a rassicurare sulle conseguenze di queste operazioni che dureranno per decenni. L’acqua è stata sottoposta a un trattamento specifico per ridurre la quantità di trizio, un isotopo dell’idrogeno. I livelli di diluizione nell’oceano sono così alti che la probabilità che un pesce entri in contatto con qualche atomo di trizio è estremamente bassa. Inoltre, anche se ciò dovesse accadere, le quantità sarebbero così basse da non avere alcun effetto sul pesce o sulla catena alimentare successiva.
In conclusione, i pesci che vivono vicino alla centrale nucleare di Fukushima sono ancora altamente radioattivi. L’acqua trattata della centrale verrà presto scaricata nell’oceano, suscitando preoccupazioni tra le associazioni ambientaliste e i pescatori. Tuttavia, secondo l’AIEA, gli effetti di questi scarichi sulla salute delle persone e dell’ambiente saranno trascurabili. Nel frattempo, la scoperta di un pesce con livelli di radioattività estremamente elevati ha aumentato le preoccupazioni. Nonostante ciò, le autorità e gli esperti continuano a rassicurare sulle conseguenze del rilascio delle acque trattate nell’oceano, sottolineando che i livelli di trizio sono così bassi da non rappresentare un rischio significativo per i pesci e la catena alimentare.