Un nuovo servizio climatico messo a punto dall’ENEA sta migliorando le conoscenze sul rischio di inondazione lungo i litorali italiani. Questo servizio fornisce una fotografia aggiornata e precisa dell’esposizione delle coste italiane alla possibilità di allagamenti causati dal cambiamento climatico.
L’obiettivo di questo strumento è colmare una lacuna nei modelli e nelle mappe elaborati dall’IPCC, che non sono abbastanza dettagliati a livello locale. Secondo Roberto Iacono, del Laboratorio ENEA di Modellistica climatica, mancano i dettagli regionali che sono fondamentali per lo studio di un’area così “speciale” come quella del Mediterraneo.
Il servizio si basa su tre passaggi. Il primo passaggio consiste nell’individuare le aree costiere che saranno più vulnerabili al rischio di inondazione nei prossimi decenni. Questo viene fatto attraverso l’analisi dei modelli digitali del terreno disponibili su alcune piattaforme nazionali ed europee, che includono anche i movimenti verticali della superficie terrestre.
Il secondo passaggio prevede una stima dei beni esposti al rischio di inondazione nelle aree individuate. Grazie alla disponibilità di Modelli Digitali Terrestri (DTM) con dati ad altissima risoluzione per quasi tutto il territorio nazionale, è possibile effettuare analisi preliminari su vaste porzioni di territorio in tempi relativamente brevi. Questo è spiegato da Gaia Righini e Lorenzo Moretti della Divisione ENEA di Modelli e tecnologie per la riduzione degli impatti antropici e dei rischi naturali.
Infine, il terzo passaggio consiste nei rilievi sul campo. Questo è necessario per migliorare la qualità delle mappe ottenendo categorie di dati non disponibili altrimenti, come tettonica, subsidenza, carico e compattazione dei sedimenti litosferici, aggiustamento glaciale e variazioni delle falde acquifere conseguenti allo sfruttamento delle risorse idriche.
Secondo Sergio Cappucci del Laboratorio ENEA di Tecnologie per la dinamica delle strutture e la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico, i beni maggiormente esposti al rischio di inondazione entro la fine del secolo sono le zone umide, le aree di retrospiaggia e retroduna e alcune infrastrutture marittime. Per le zone umide e le aree di retrospiaggia, il rischio di inondazione rispetto all’attuale livello medio del mare è dovuto alla bassa quota e alla subsidenza. Per le infrastrutture costiere come porti, opere di difesa, moli e casse di colmata, la causa sembra essere il naturale affondamento sul fondo marino.
Finora, sono state completate le mappe di Follonica-Piombino e Marina Di Campo in Toscana, Fertilia-Alghero in Sardegna e Parco Nazionale del Circeo (Latina-Sabaudia) nel Lazio. Allo stesso tempo, sono in corso di definizione le mappe dei litorali della Spezia, Roma, Napoli, Brindisi, Taranto e Cagliari.
Questo nuovo servizio climatico dell’ENEA fornisce informazioni preziose sul rischio di inondazione lungo i litorali italiani. Grazie a una migliore comprensione di queste aree a rischio, sarà possibile prendere misure preventive e intervenire tempestivamente per proteggere le persone e i beni.