Un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori negli Stati Uniti ha confermato che l’olio di palma, anche quello certificato come “sostenibile” da organizzazioni internazionali, continua a essere una causa significativa della deforestazione, soprattutto in Guatemala, che è stato il focus della ricerca.
L’olio di palma è l’olio vegetale più consumato al mondo grazie alla sua economicità, versatilità e facilità di coltivazione. È presente in numerosi prodotti confezionati, dai cibi ai cosmetici. Dopo la crisi dell’olio di girasole causata dal conflitto russo-ucraino, l’uso dell’olio di palma, che era diminuito in Italia, è tornato ad aumentare.
Tuttavia, è ben noto che le piantagioni di olio di palma sono associate a problemi seri come la deforestazione e la perdita di biodiversità, soprattutto in America centrale. Per affrontare questo problema, sono stati introdotti programmi di certificazione ambientale che etichettano l’olio di palma come “sostenibile”. Tuttavia, questi programmi sono stati criticati da gruppi ambientalisti che li considerano come strumenti di greenwashing che permettono alle multinazionali di affermare di produrre olio di palma sostenibile, quando la realtà è diversa.
Un nuovo studio condotto dall’Università del Michigan ha confermato molte delle criticità dell’olio di palma sostenibile. La ricerca ha evidenziato problemi legati alle certificazioni di sostenibilità e al legame tra le piantagioni di olio di palma e la deforestazione in Guatemala.
Il Guatemala si propone di diventare il terzo produttore mondiale di olio di palma entro il 2030, ma questa crescita delle piantagioni ha comportato la deforestazione di vaste aree, in cui gli alberi sono stati abbattuti per fare spazio alle coltivazioni.
Lo studio ha esaminato attentamente il sistema di certificazione RSPO, che dovrebbe garantire la sostenibilità delle forniture di olio di palma. I risultati hanno dimostrato che le piantagioni certificate RSPO hanno contribuito alla deforestazione e all’invasione di aree ecologicamente sensibili in Guatemala, mettendo in evidenza l’inefficacia di questo strumento nel prevenire impatti ambientali negativi.
Utilizzando immagini satellitari e tecniche di machine learning, il team di ricerca ha quantificato l’espansione delle piantagioni di olio di palma e le conseguenti perdite di foreste nel periodo tra il 2009 e il 2019. I dati hanno mostrato che oltre il 60% delle piantagioni di olio di palma studiate si trovava in aree di biodiversità chiave, mettendo a rischio specie uniche e importanti per l’ecosistema.
Le piantagioni certificate RSPO, che rappresentano il 63% dell’area coltivata totale valutata, non hanno prodotto una riduzione significativa della deforestazione e sembrano essere inefficaci nel ridurre l’invasione di aree ecologicamente sensibili in Guatemala.
Inoltre, alcune multinazionali, nonostante l’adesione alla certificazione RSPO, hanno continuato a ottenere la maggior parte dell’olio di palma da fonti non certificate, contribuendo ulteriormente alla deforestazione.
In conclusione, il caso del Guatemala dimostra che la certificazione “sostenibile” dell’olio di palma non risolve il problema della deforestazione e della perdita di biodiversità. È necessario che l’industria adotti misure efficaci per garantire che la produzione di olio di palma non danneggi gli ecosistemi fragili.