La dieta vegana è notoriamente migliore per la biodiversità, secondo uno studio pubblicato su Nature Food da un team di ricercatori del progetto Livestock, Environment and People (LEAP) delle università di Oxford e di Griffith. Lo studio ha analizzato i dati dietetici di oltre 55.000 persone e ha confrontato gli impatti ambientali delle loro diete, scoprendo che i vegani hanno un impatto ambientale circa un terzo inferiore rispetto ai grandi mangiatori di carne. Inoltre, è emersa una differenza del 30% tra diete ricche e povere di carne per la maggior parte delle misure del danno ambientale.
I partecipanti allo studio sono stati classificati come vegani, vegetariani, pescetariani o mangiatori di carne, e i ricercatori hanno valutato l’impatto ambientale delle loro diete in termini di emissioni di gas serra, uso del suolo, uso dell’acqua, rischio di inquinamento idrico e perdita di biodiversità. È stata anche considerata la variazione dell’impatto ambientale in base al modo e al luogo in cui il cibo viene prodotto, al fine di ottenere risultati basati su tutti i dati disponibili sull’impatto ambientale degli alimenti.
I risultati dello studio hanno dimostrato che, nonostante le variazioni nella produzione alimentare, c’è una chiara relazione tra il consumo di alimenti di origine animale e l’impatto ambientale. Di conseguenza, gli autori dello studio sostengono che dovrebbero essere intraprese azioni politiche per ridurre la produzione e il consumo di carne.
L’impatto ambientale del cibo che mangiamo è ben noto. Nel 2015, le emissioni dirette e indirette di gas serra del sistema alimentare globale rappresentavano circa un terzo delle emissioni totali. Si stima che il sistema alimentare sia responsabile del 70% dell’utilizzo e del 78% dell’inquinamento delle risorse idriche dolci. Inoltre, circa tre quarti della superficie terrestre libera dai ghiacci è utilizzata dagli esseri umani, principalmente per scopi agricoli e per il cambiamento dell’uso del suolo, come la deforestazione, che è una delle principali cause di perdita di biodiversità.
Peter Scarborough, autore principale dello studio, sottolinea che le nostre scelte dietetiche hanno un grande impatto sul pianeta. I dati raccolti dimostrano che le diete ad alto contenuto di carne hanno il maggiore impatto su importanti indicatori ambientali come il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità. Pertanto, ridurre la quantità di carne e latticini nella nostra dieta può fare una grande differenza per la nostra impronta alimentare.
Ricerche precedenti avevano già dimostrato che le diete a base vegetale sono inferiori a quelle a base di carne in termini di emissioni di gas serra, uso del suolo e dell’acqua. Tuttavia, queste ricerche non avevano tenuto conto della variazione dell’impatto ambientale in base al modo e al luogo in cui il cibo viene acquistato e prodotto.
Lo studio condotto dal team di ricerca ha invece esaminato il modo in cui le persone mangiano e ha associato tutti e cinque gli impatti ambientali alla quantità di alimenti di origine animale consumati. I risultati hanno mostrato che i vegani hanno un impatto ambientale molto inferiore rispetto ai grandi mangiatori di carne per quanto riguarda le emissioni di gas serra e l’uso del suolo, rappresentando solo il 27% dell’impatto per l’inquinamento dell’acqua, il 46% per l’uso dell’acqua e il 34% per la biodiversità. In generale, sono state riscontrate differenze di almeno il 30% tra i grandi mangiatori di carne e i consumatori di carne in minor quantità.
Gli autori dello studio concludono che le diete vegane e vegetariane hanno un impatto ambientale molto inferiore rispetto al consumo di pesce e carne. La regione di origine e i metodi di produzione alimentare non oscurano le differenze tra i gruppi dietetici e non dovrebbero costituire un ostacolo alle azioni politiche volte a ridurre il consumo di alimenti di origine animale. Questo studio amplia il lavoro precedente, evidenziando l’importanza di ridurre l’assunzione di carne per preservare l’ambiente e la biodiversità.