I risultati del monitoraggio condotto da Greenpeace Italia e dal Dipartimento di scienze della Terra, dell’ambiente e della vita (DISTAV) dell’università di Genova nell’Area Marina Protetta Capo Milazzo sono stati resi noti. Secondo i ricercatori, l’innalzamento delle temperature sta causando gravi danni agli ecosistemi marini costieri. Le gorgonie, ad esempio, sono spesso ricoperte da mucillagine che può arrivare a coprire il 40% della loro superficie, con segni evidenti di necrosi che coinvolgono il 30-40% delle colonie. Anche le alghe corallinacee incrostanti mostrano segni di sbiancamento nel 20-40% dei casi. Inoltre, il madreporario Astroides calycularis registra un tasso di mortalità del 5-10% in tre dei quattro siti monitorati. La presenza di specie termofile, sia native che aliene, è in aumento a Capo Milazzo. Secondo gli esperti, un generale incremento delle temperature potrebbe favorire la proliferazione di specie ittiche termofile native come la cernia dorata, la cernia rossa, il pesce pappagallo del Mediterraneo e il barracuda del Mediterraneo. Tra le specie aliene, sono state rilevate alghe come Caulerpa cylindracea, Caulerpa taxifolia e Asparagopsis armata. I risultati preliminari confermano gli effetti del cambiamento climatico e delle anomalie termiche sull’area di Capo Milazzo, che necessita di essere protetta. Greenpeace sottolinea l’importanza di mitigare e gestire correttamente le attività umane che possono avere un impatto negativo sugli ecosistemi marini, oltre a implementare politiche climatiche ed energetiche per ridurre le emissioni di gas serra.