Una nuova strategia per comprendere lo stile di vita dei delfini boto e tucuxi e preservare il loro ambiente naturale
Data: 31 Luglio 2023
Il monitoraggio dell’ecolocalizzazione, ovvero i suoni emessi da alcuni animali come i cetacei e i pipistrelli per orientarsi, può essere impiegato per tracciare i movimenti di due specie di delfini d’acqua dolce dell’Amazzonia che sono a rischio di estinzione. Questo approccio consente di attuare strategie di conservazione per preservare i loro habitat naturali. Lo dimostra uno studio intitolato “Verso un monitoraggio acustico a lungo termine automatizzato dei delfini di fiume in via di estinzione: uno studio di caso nelle pianure alluvionali dell’Amazzonia brasiliana”, pubblicato su Scientific Reports da un gruppo di ricercatori catalani dell’Universitat Politècnica de Catalunya (UPC), brasiliani dell’Instituto de Desenvolvimento Sustentável Mamirauá e statunitensi della National Marine Mammal Foundation.
Il boto, noto anche come delfino di fiume rosa (Inia geoffrensis), e il tucuxi o sotalia (Sotalia fluviatilis) sono due specie di delfini d’acqua dolce che vivono in luoghi spesso inaccessibili dell’Amazzonia. I ricercatori evidenziano che entrambe queste specie e le loro interazioni con gli esseri umani sono minacciate dalle attività umane come la pesca, l’agricoltura, l’estrazione mineraria e la costruzione di dighe. Durante il periodo più piovoso dell’anno, che va da aprile ad agosto, entrambe le specie di delfini si spostano nei fiumi delle zone di foresta pluviale dell’Amazzonia chiamate várzeas, alla ricerca di pesci d’acqua dolce. Tuttavia, la pianura alluvionale e la vegetazione rendono estremamente difficile osservare i delfini utilizzando barche o droni.
La principale autrice dello studio, Florence Erbs, insieme ad altri scienziati del Laboratori d’Aplicacions Bioacústiques dell’UPC, ha condotto uno studio su un’area di circa 800 km2 nella Riserva de Desenvolvimento Sustentável Mamirauá. Hanno utilizzato i dati raccolti da 5 idrofoni posizionati a una profondità compresa tra 3 e 5 metri nei fiumi Solimões e Japurá. Secondo gli autori, i risultati ottenuti forniscono nuove informazioni sui movimenti dei delfini di fiume che potrebbero contribuire a migliorare le strategie di conservazione per queste specie.
I ricercatori dell’UPC spiegano che nello studio sono stati analizzati i dati bioacustici dei canali fluviali, delle baie, dei laghi e delle foreste allagate presenti nella riserva. Lo studio è stato condotto in diversi periodi durante le stagioni umide e secche, tra giugno 2019 e settembre 2020. I ricercatori hanno utilizzato algoritmi di deep learning, noti come Convolutional Neural Network, per classificare automaticamente i suoni di ecolocalizzazione dei delfini, i rumori delle imbarcazioni e persino la pioggia, con un’accuratezza del 95%, 92% e 98% rispettivamente.
Attraverso questa metodologia, i ricercatori hanno scoperto che con l’aumento del livello dell’acqua tra novembre e gennaio, la presenza dei delfini è aumentata dal 10% al 70% nelle baie e nei fiumi. Gli autori dello studio spiegano inoltre che i delfini utilizzavano questi corsi d’acqua per entrare nella pianura alluvionale di questo bacino amazzonico. I giovani botos e le femmine con cuccioli di queste specie di delfini trascorrevano più tempo nelle pianure alluvionali rispetto ai maschi, sia per la ricca abbondanza di prede sia come protezione contro il comportamento aggressivo dei maschi.
Questo studio fa parte del progetto Providence, che mira a monitorare la biodiversità acquatica e terrestre in una delle foreste tropicali più minacciate del pianeta. I ricercatori stanno ampliando la metodologia utilizzata per comprendere e proteggere meglio le preferenze e le necessità dell’habitat dei delfini del Rio delle Amazzoni.
In conclusione, l’utilizzo del monitoraggio dell’ecolocalizzazione si rivela un’importante strategia per comprendere il comportamento e i movimenti dei delfini boto e tucuxi. Questa tecnica offre nuove opportunità per la conservazione di queste specie in via di estinzione e dei loro habitat naturali. Grazie a studi come quello condotto dai ricercatori dell’UPC, siamo in grado di acquisire conoscenze preziose che possono contribuire a preservare la ricca biodiversità dell’Amazzonia.