La rivoluzionaria centrale fotovoltaica spaziale del Caltech è ora operativa, aprendo la strada a un futuro di energia pulita e solare disponibile 24 ore su 24. Scopriamo come funziona e quali sono i progetti in corso in tutto il mondo.
Il progetto pilota del Caltech
Il California Institute of Technology (Caltech) ha recentemente lanciato in orbita la sua prima centrale spaziale, dimostrando la fattibilità della cattura dell’energia solare nello spazio e della sua trasformazione in microonde per l’invio su lunghe distanze. Il successo del Space Solar Power Project ha attirato l’attenzione di Cina, Europa e Giappone, che stanno ora sviluppando i propri progetti di fotovoltaico spaziale.
Fotovoltaico wireless in Cina
A giugno 2022, la Cina ha annunciato di aver testato a terra la prima struttura funzionante di fotovoltaico wireless, con l’obiettivo di avere una centrale solare sperimentale in orbita entro il 2035. Anche l’agenzia spaziale giapponese è in competizione, puntando a lanciare i suoi primi pannelli fotovoltaici spaziali nel 2025.
L’ESA e il Regno Unito
L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) sta finanziando progetti di fotovoltaico orbitante, mentre il governo del Regno Unito ha commissionato una ricerca sulle centrali solari nello spazio per valutarne la fattibilità, con l’obiettivo di avere una prima stazione fotovoltaica dimostrativa nel 2040.
Come funziona il fotovoltaico wireless spaziale?
Il Space Solar Power Demonstrator (SSPD) del Caltech è composto da tre esperimenti principali:
DOLCE
Una struttura pieghevole di circa 1,8 m2 che forma l’architettura modulare di base su cui installare i pannelli solari.
ALBA
Una raccolta di 32 diversi tipi di celle solari che consentirà agli scienziati di valutare la tipologia più efficace per realizzare i futuri pannelli solari nello spazio.
MAPLE
Una schiera di trasmettitori di potenza a microonde, leggeri e flessibili, che hanno dimostrato di poter trasmettere energia con successo ai ricevitori nello spazio e sulla Terra.
Il segreto del successo di questi esperimenti risiede nella flessibilità delle strutture utilizzate, che rappresenta un passo importante verso l’energia solare spaziale e un ampio accesso ad essa a livello globale.
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